La Storia del Palazzo

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La storia di questo Palazzo e della sua corte ha origini medievali. Il Palazzo dei Filagni, come veniva chiamato dagli abitanti del luogo “al Palàs” affonda le sue radici nel XII secolo, come casa-forte, trattasi cioè di una costruzione “protetta” sede di un signore “rurale” che qui conservava i prodotti agricoli per impedirne i furti. Non solo, queste costruzioni data l’elevata altezza e la chiusura in cerchio degli edifici avevano spesso funzioni difensive. Con ogni probabilità il Palazzo venne fatto costruire dalla famiglia estense Pallavicino, derivata dal ceppo longobardo degli Orbetenghi, la quale tenne il feudo di Valmozzola dal XII al XV secolo d.C. Nel 1472 il duca Francesco Sforza di Milano concede il feudo di Valmozzola al nipote Lodovico Sforza Fogliani, figlio di Corrado Fogliani d’ Aragona e di Gabriella Gonzaga nonché marito di Margherita Pallavicino. Il 4 dicembre 1506 il Marchese Lodovico Sforza Fogliani dà in locazione due molini al Signor Giò Baccarino, tra questi il molino detto “ del Taro” che allora apparteneva alla “ possessione di Matognola”, zona che si trova tuttora nella parte inferiore dei Filagni, nei pressi del fiume Taro. Già nell’anno 1558 il Palazzo , situato in località Matognola , rientrava nei possedimenti di Francesco Sforza Fogliani figlio di Lodovico, il quale aveva giurisdizione sul Marchesato di Pellegrino Parmense e di Valmozzola. Risulta, inoltre, che tali possedimenti appartenessero in precedenza al Duca Pier Luigi Farnese, come si evince dalla descrizione delle proprietà del Marchese Massimiliano Sforza Fogliani, censiti nell’anno 1557 e riportati negli Estimi Farnesiani di San Martino di Valmozzola. Le prime notizie documentali riguardanti il “ Palazzo” risalgono al 1615, dove tra i vari possedimenti e beni del marchese Lodovico Sforza Fogliani ( figlio di Massimiliano e marito di Lavinia Scotti) pertinenti al feudo di Valmozzola vi figura anche “il casamento detto Matognola con i suoi accessi e la sua corte”. La notizia risulta anche nell’Archivio Sforza Fogliani in un documento datato 10 settembre 1615 e che concerne i beni del marchese Lodovico, tra i quali compare anche : “ una possessione in Val di Mozzola detta la Matognela”. Il 10 giugno 1630 Matognola va in dote a Lavinia Scotti moglie di Lodovico. Diciassette anni dopo si ha notizia che un certo Antonio Picchone conduceva il podere di Matognola come massaro del Signor Pietro Parasacchi locatario del marchese Fogliani. Il 18 dicembre 1762 il feudo di Valmozzola, che nel frattempo è passato ai Borbone, viene concesso a Federico Melilupi Soragna Sforza Fogliani, il quale a seguito dell’investitura, presta giuramento di fedeltà. Il 22 dicembre 1784 il Capitano Giuseppe Cornini di Piacenza prende in affitto il feudo di Pelleggrino e Valmozzola, pertanto anche il fondo di Matogna. Nel 1824 il fondo viene venduto al conte Pettenati Carlo da Langhirano e conte di Cassacca nel comune di Berceto, il quale acquista il fondo ancora di proprietà della nonna Carboni Marianna. Il 19 febbraio 1883 Pettenati Giuseppe cede tutto ai signori Maestri Angelo e Domenico, di Ghiare di Berceto. A partire dalla prima metà del XIX secolo fino agli anni ‘70 del XX la famiglia Mussi, di San Martino di Valmozzola, ha lavorato il podere di Matogna al servizio dei Signori Maestri. Dopo circa venti anni, la casa viene acquistata dal geometra Ilario Mussi di Ghiare di Berceto, che ne intraprende un lavoro di ristrutturazione e cura dell’intero edificio. Dopo anni di lavori ora Ilario Mussi e la figlia Caterina hanno deciso di

aprirne un Bed and Breakfast come struttura ricettiva , aperta stagionalmente per passanti, turisti e chi voglia passare qui le proprie vacanze.

Fogliani Sforza D’ Aragona Duchi dal XII al XX secolo

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I duchi Fogliani sono originari del Piacentino, si hanno loro notizie già dal XII secolo. Il ramo di Piacenza si costituisce nel XV secolo con Corrado Fogliani fratello da parte di madre (una certa Lucia da Torsano) di Francesco Sforza duca di Milano. I fogliani di Piacenza fanno parte di una nobiltà signorile derivata dai condottieri al servizio delle grandi signorie. Sono fedeli ai Farnese nel XVI secolo, mantenendo sempre una certa autonomia giurisdizionale e amministrativa sui propri feudi, soprattutto grazie alla posizione geografica dei domini posti al confine tra i ducati di Parma e Piacenza. Autonomia che vanno quasi perdendo quando lo Stato farnesiano assume sempre più le forme di una monarchia assoluta. Corrado riceve il nome Sforza essendo molto vicino al fratello. Nel 1446 Giovanni I, re di Aragaona e Navarra concede lui il privilegio del cognome d’ Aragona. Nel 1470 Corrado assume in feudo il marchesato di Vigozzolo nel territorio tortonese. Nel 1472 il duca di Milano Gaelazzo Maria Sforza assegna a Ludovico, figlio di Corrado e marito di Margherita Pallavicino, le terre di Pellegrino . Nel 1479 la duchessa Bona di Savoia moglie di Galeazzo e reggente il ducato di Milano, si fece riconsegnare Castelnuovo Parmigiano dando in cambio Castelnuovo Fogliani, ponte Albarola, Pellegrino e Val di Mozzola.

ETIMOLOGIA DI MATOGNA Matogna (matùgna)

Con Matogna, ancora oggi nel gergo dialettale matùgna, si parla di un ampio fondo agricolo su cui insistono il casamento, oggi detto dei Filagni, con l’antico Palazzo signorile e la sua corte che lo sovrasta dall’alto e l’antico Mulino del Taro, ora adibito ad azienda agrituristica. Nel passato in quest’area vi si allevavano pecore e capre per la lana, maiali da ingrasso, buoi da lavoro e vacche da latte. Inoltre vi si coltivavano il frumento e la canapa che veniva lasciata a macerare nei canavèr ricavato a poche decine di metri dal “ Palazzo” nel luogo detto Pian del Lago. Ma soprattutto era la vite a farla da padrona, tant’è che per la quantità del numero di filari d’uva ( abbandonati purtroppo attorno agli anni settanta) agli inizi dell’800 con l’avvento del Catasto napoleonico, il nome del caseggiato Matogna è mutato in “ I Filagni” derivato dalla forma dialettale i filàgn. Posto sulle pendici del Monte Gazzo 1 che lo delimita a Nord, il fondo Matogna lambisce a Sud le acque del fiume Taro in località Biagine2, a est confina con il podere Ca’ Nicola3 e ad ovest con Case Baratta e il Rio di Baratta4. Il luogo affonda le radici della propria storia nella notte dei tempi e il suo nome, di origine preromana , ne è la conferma. Il toponimo, infatti, potrebbe derivare da una * loca Mettunia , luogo Mettunia, del tutto analogo al fundus Mettunia del pago Salutare del Municipio di Veleia citato nella tabula alimentaria voluta dall’Imperatore Traiano circa nel 107-114 d.C e oggi conservata presso il Museo Archeologico Nazionale di Parma. Entrambi i toponimi deriverebbero da un gentilizio * Mettunius, nome personale di probabile origine etrusca, testimoniato a Reggio Emilia dal Corpus Iscriptorium Latinorum, XI, 6932 e a Modena dalla lapide di Roteglia, conservata presso i Musei Estensi. Il nome si è fissato sicuramente nel 1° a.C durante l’elaborazione del primo Catasto Romano e

si colloca nel pago Diano5 del succitato Municipio. Lo studio etimologico del termine ha dato come risultato “ Mettunia” in quanto sia nella denominazione “ Matognola”, “ Mettuniola” ( Archivio di Stato Piacenza, Estimi Farnesiani, busta 308, a 1157-1647, S. Martino di Valmozzola) sia nella forma dialettale matùgna la t si è conservata, perciò in origine il nome doveva avere una doppia t come appunto nel gentilizio * Mettunius dove tt produce t. Infatti secondo le regole di linguistica la vocale atona protonica può essere indistinta e quindi indifferentemente a o e, ma soprattutto la t da sola dovrebbe dare un esito d ( *Bitunia> Bedonia) mentre la tt può conservarsi o dare esito t. Pertanto è ragionevole pensare che il fondo Matogna, nel periodo romano, appartenesse alla gens Mettunia6 che per prima lo ha posseduto e lavorato e da cui ne è derivato il nome sopravvissuto fino ai giorni nostri grazie alla tradizione orale.

Sergio Mussi.

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